Rassegna di Giurisprudenza
CORTE DI CASSAZIONE

Rassegna di Giurisprudenza 28 marzo 2025, n. 591

di Benedetta Cargnel | 28 Marzo 2025
Rassegna di Giurisprudenza 28 marzo 2025, n. 591

Il Fatto

Un lavoratore impugnava il licenziamento disciplinare intimato.

La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, ravvisava la sproporzione con la sanzione espulsiva e  quindi dichiarava risolto il rapporto di condannando il datore di lavoro al pagamento dell’indennità risarcitoria ex art. 18, comma 5, Legge n. 300/1970.

Il lavoratore ricorreva per cassazione.

Il Diritto

La corte ricorda che, per l’applicazione della tutela reale, non basta che sia ritenuto insussistente il giustificato motivo soggettivo (o la giusta causa), ma è necessario che, all’esito del giudizio di merito, si accerti che il fatto non sussista sul piano della sua storicità (fatto materiale) o della sua rilevanza disciplinare (fatto giuridico), oppure che sia previsto come punibile con sanzione conservativa.

La corte pertanto rigetta il ricorso.

Contenuto riservato agli
Abbonati MySolution

Sei già Abbonato?

Esegui qui l'accesso

Non sei ancora Abbonato?

Richiedi info
Promo 15 giorni
Sintesi elaborata da MySolution IA:
Un lavoratore impugna il licenziamento disciplinare, ma la Corte d'Appello conferma la sproporzione della sanzione e condanna il datore di lavoro al pagamento dell'indennità risarcitoria. Il lavoratore ricorre per cassazione, ma il ricorso viene rigettato.