In ragione del diffondersi della pandemia, dunque, molteplici sono stati gli interventi normativi adottati dal Governo per fornire adeguati provvedimenti in tema di ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito dei lavoratori e per dettare specifiche regole in relazione ai comportamenti sociali e alla sfera lavorativa.
Con la ripresa delle attività lavorative, pertanto, di fondamentale importanza risulta l’analisi dei comportamenti da adottare, da parte del datore di lavoro e del personale dipendente, una volta che ci si appresti alla ripresa del servizio in presenza.
Chiarito, infatti, che qualora un lavoratore contragga il virus sul luogo di lavoro, il suo stato sia equiparato a quello dell’infortunio, come comportarsi, ad esempio, nei confronti di un dipendente il cui figlio sia posto in quarantena per contagi avvenuti sia esternamente che internamente all’ambiente scolastico o che teme di essere entrato in contatto con un soggetto infetto? O nei casi in cui il lavoratore debba assistere un soggetto diversamente abile che abbia – o si presume abbia – contratto il virus? O quando lo stesso lavoratore presuma di poter essere stato contagiato al di fuori dell’ambiente di lavoro?
Con il presente intervento cercheremo di rispondere a tali quesiti, fornendo uno schema riassuntivo delle casistiche più comuni che potranno verificarsi nei luoghi di lavoro.
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