Rassegna di Giurisprudenza
CORTE DI CASSAZIONE

Rassegna di Giurisprudenza 11 ottobre 2024, n. 567

di Benedetta Cargnel | 11 Ottobre 2024
Rassegna di Giurisprudenza 11 ottobre 2024, n. 567

Il Fatto

Un lavoratore adiva il Tribunale per far riconoscere il corretto inquadramento contrattale.

Il Tribunale e la Corte d’Appello accoglievano la domanda, e il datore di lavoro ricorreva per cassazione.

Il Diritto

La corte osserva che la protrazione nel tempo della condotta datoriale di adibizione del lavoratore a mansioni inferiori costituisce un illecito di natura permanente, e in questo senso le conseguenze del sotto inquadramento iniziale (nella fase di transito dal lavoro pubblico a quello privato regolata dalla legge speciale) in violazione del principio di tutela della professionalità acquisita, come accertato in fatto, non si differenziano da quelle generali, nel senso di fondare il diritto all’inquadramento alle mansioni spettanti e alle differenze retributive. L’illecito è permanente quando la situazione illecita viene instaurata dalla condotta iniziale, a cui si accompagna il mantenimento della medesima situazione, di fatto o di diritto, sicché per la cessazione dell’offesa agli interessi tutelati è necessaria un’ulteriore condotta, contraria alla precedente, idonea a rimuovere (integralmente) la predetta situazione.

La corte pertanto rigetta il ricorso.

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Sintesi elaborata da MySolution IA:
Un lavoratore vince la causa per inquadramento contrattuale corretto, ma il datore di lavoro ricorre in cassazione. La corte rigetta il ricorso, confermando la decisione a favore del lavoratore.