
Il Codice della Crisi mantiene la bancarotta come fattispecie centrale dell’insolvenza, riproponendo la tradizionale tripartizione patrimoniale-documentale-preferenziale. Tuttavia, l’apparente continuità normativa convive con un assetto sistemico profondamente diverso, fondato su prevenzione, monitoraggio e gestione anticipata degli squilibri. La responsabilità penale resta ancorata al dissesto, ma il campo valutativo si estende alla fase che lo precede e alla qualità delle decisioni che avrebbero potuto evitarlo. Il punto non è se la norma sia cambiata, ma come cambierà la sua lettura. L’evoluzione dipenderà dall’interpretazione giurisprudenziale e dal ruolo probatorio dei comportamenti omissivi nella fase pre-insolvenza.

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