L’accertamento sintetico rappresenta da sempre uno strumento fondamentale nelle mani dell’Amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione fiscale, basandosi sulla logica presuntiva che le spese sostenute o il tenore di vita di un contribuente siano indice di un reddito occultato. La recente riforma, introdotta con l’art. 5 del D.Lgs. 5 agosto 2024, n. 108, ha rivisitato i commi 4 e seguenti dell’art. 38 del D.P.R. n. 600/1973, introducendo nuovi parametri e, al contempo, ridefinendo il delicato equilibrio sull’onere della prova. Tuttavia, come spesso accade nell’evoluzione normativa, le nuove disposizioni sollevano perplessità e criticità, in particolare in relazione ai principi di equità e proporzionalità. Il dibattito si intensifica se si considerano recenti pronunce giurisprudenziali in ambito penale che, pur muovendo da presupposti diversi, affrontano il tema dell’opacità reddituale con implicazioni ben più severe, come il riciclaggio.
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