La Cassazione, con l’ordinanza n. 33568/2022, risolve una spinosa questione tra contribuente ed Agenzia delle Entrate riguardante un avviso di accertamento notificato a una società in accomandita semplice (ed ai relativi soci). In dettaglio, l’Amministrazione accertava un maggior reddito d’impresa in quanto riteneva non deducibili alcuni costi. L’indeducibilità, per il fisco, era giustificata dal fatto che si trattava di costi ritenuti “non inerenti” all’attività in quanto sproporzionati rispetto ai ricavi conseguiti. Nell’ordinanza in commento, i giudici coinvolti formulano un importante principio in merito alla ripartizione, tra contribuente ed Amministrazione, dell’onere della prova d’inerenza.
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