I giovani commercialisti si incontrano, dal 7 al 9 aprile 2022, in occasione del 59° Congresso Nazionale, quest’anno ospitato a Udine. Così come l’anno scorso il tema era stato quello della ripresa economica dopo la tempesta causata dalla pandemia, anche quest’anno si guarda al futuro, dovendo purtroppo ancora fare i conti con il Covid-19 e le sue disastrose conseguenze sul tessuto economico. Al centro dell’attenzione la finanza di impresa, anche alla luce del mutato quadro complessivo, che vede sempre nuovi strumenti disponibili e nuove cornici all’interno delle quali muoversi, prima su tutte il PNRR.
Ancora una volta, l’obiettivo è quello di portare il commercialista ad assurgere a ruoli innovativi, a spaziare nelle competenze e divenire, sempre di più, soggetto attivo nell’affiancamento delle imprese, in questo caso specifico nel rapporto con le banche e con le diverse forme di finanziamento cui le imprese possono attingere.
Abbiamo incontrato il presidente UNGDCEC, dottor Matteo De Lise, per un confronto basato non solo sui temi specifici del Convegno, ma anche per fare il punto di un anno e mezzo a guida dell’Unione e sui progetti in cantiere.
D. I temi del convegno di Udine spaziano a tutto campo, partendo dall’analisi macroeconomica dello scenario post pandemico, per poi accentrarsi sugli strumenti di finanza dell’impresa. Un tema molto distante dal classico fisco, che forse per troppi anni ha intrappolato i commercialisti. È corretto intravedere, anche in questa iniziativa, quella spinta propulsiva che i Giovani Commercialisti vogliono dare in direzione di una trasformazione della professione in qualcosa che deve andare ben oltre alla tenuta delle scritture contabili, alle trasmissioni telematiche ed ai dichiarativi?
R. È molto più che corretto, è giusto. Crediamo fortemente che sia necessario iniziare a lavorare in maniera seria su specializzazioni ed aggregazioni professionali, per poter rendere attrattiva, e di conseguenza remunerativa, la nostra professione. Ci troviamo di fronte ad un momento storico: i fondi del PNRR devono essere gestiti bene nell’interesse di tutti e la capacità di gestire ed intercettare la finanza è una caratteristica dei commercialisti. Con questo grande evento proveremo ad acclarare, ancora una volta, quali sono le nostre competenze e come abbiamo intenzione di sfruttarle, per poter aggiungere altro a quanto già ci viene comunemente riconosciuto.
D. La sua presidenza si caratterizza per una forte spinta all’innovazione, con un ampliamento dei temi trattati ed un diverso approccio. In un post sui social, dedicato ad un incontro tenutosi recentemente, Lei ha avuto modo di affermare: “Non possiamo risolvere un problema applicando le solite soluzioni che non hanno mai funzionato. Siamo a Milano a parlare di crypto-asset, token e tecnologia blockchain, proviamo a capire ed aggredire il mercato che verrà per non esserne travolti”. Poche righe, ma estremamente significative. Vuole approfondire il concetto a favore dei nostri lettori?
R. Certamente. Immaginare di poter resistere come commercialisti, portando avanti conoscenze fondamentali come quelle contabili e fiscali - che tuttavia in questo preciso momento storico hanno un margine assolutamente ridotto e sono sfortunatamente prive di ogni riserva o esclusiva, e quindi oggetto di aggressione sul mercato da parte di tutti - è utopistico.
Il mondo è cambiato molto velocemente in questi due anni e si sono aperti nuovi scenari di consulenza, fino ad ora assolutamente estranei alla gran parte dei commercialisti. Altri, i giovani, hanno saputo vederli per tempo e diventarne leader; penso ai crypto-asset ed alla tecnologia blockchain. Milano è stata la dimostrazione che una nuova soluzione ad un vecchio problema è giusta e possibile.
D. Recentemente, nell’ambito dell’Ordine, non sono mancate conflittualità, sulle quali Lei ha avuto modo, con il garbo che la contraddistingue, di far trasparire più di una perplessità. Come hanno vissuto i Giovani Commercialisti i recenti accadimenti, e quali sono gli auspici per il futuro?
R. Eravamo e siamo molto preoccupati. Abbiamo provato per più di due anni a spiegare che “la campagna elettorale” non fosse l’unico tema; abbiamo chiesto dialogo e confronto, abbiamo anche provato a mandare proposte e suggerimenti basati su dati empirici ed istanze ricevute. Abbiamo provato a spiegare come i problemi della categoria fossero molto distanti rispetto alle tematiche elettorali.
Non vi è stata alcuna interlocuzione costruttiva, ma solo - e non sempre - belle parole. A quel punto ci siamo messi in proprio, provando a portare avanti, con una sana attività di lobbying, quelle che ritenevamo fossero le maggiori urgenze.
Ora aspettiamo con ansia il prossimo CN, con la speranza che possa mettersi davvero al servizio di tutti, coinvolgendo tutte le parti in causa in ogni processo decisionale.
Crediamo che essere in tanti a pensare si tratti di un’opportunità e non di un pericolo; la voce unica è cosa giusta solo se alla base c’è condivisione e partecipazione.
D. Mentre il mondo cambia a velocità vorticosa, i commercialisti continuano a restare “sepolti” dalle incombenze ordinarie che, anziché diminuire, paiono crescere sempre di più, nel nome di una semplificazione che resta sempre e solo sulla carta. Immaginando di poter riscrivere l’impianto complessivo, quali potrebbero essere le proposte dei Giovani Commercialisti?
R. Lo abbiamo detto e scritto mille volte: è necessario un cambiamento di prospettiva rispetto a quella che fino ad ora è stata la logica normativa rispetto al fisco.
Questo sistema è di fatto insostenibile. Più volte abbiamo dichiarato che la situazione del calendario fiscale è priva di ogni logica e, soprattutto, inutile allo Stato. Ora proveremo ad argomentare partendo dalla ratio normativa.
La quantità di invii previsti, spesso uguali nei contenuti (e quindi duplicati di duplicati) ha la finalità di fornire un maggior numero di dati all’Agenzia, finalizzati alle verifiche e, ove necessario, all’emissione di inviti o avvisi che mettono in mora il contribuente. Lo scopo è quindi quello di combattere l’evasione, o quanto meno arginarla, ma c’è un ma.
Talora le verifiche sono fondate, ma accade anche, molto spesso, che gli avvisi contestati al contribuente per il tramite del Commercialista vengano emessi perché non vi è una giusta lettura del dato o non vi è un giusto incrocio dai dati trasmessi con i mille invii cui siamo chiamati.
A tutto questo, a volte, si aggiunge anche una non corretta e/o esaustiva interlocuzione con l’Agenzia (ancor di più quando non vi è l’intermediazione del Commercialista), e quindi l’avviso si tramuta in ricorso, cioè in un mancato incasso per l’erario, un mero credito presunto.
Si applicano criteri che sono individuati di concerto con l’AdE, ovvero con chi si occupa di recuperare gettito e combattere l’evasione, ma che in realtà consegue scarsi risultati su questi temi. Sappiamo tutti che il maggior gettito è quello che riescono a produrre i commercialisti, grazie alla loro conoscenza dell’azienda, del contribuente e delle regole del gioco.
Servirebbe una razionalizzazione degli adempimenti e delle aliquote a favore di tutti; per noi, soprattutto, servirebbe una fiscalità di vantaggio che fungesse da spinta verso le aggregazioni, al fine di permettere la creazione di nuovi agglomerati professionali.
D. L’Unione, come abbiamo visto, è impegnata su più fronti, in un’attività che si sta dimostrando incisiva. Quali sono i prossimi temi che intendete affrontare, anche nell’ottica di un dialogo propositivo con le istituzioni?
R. Abbiamo tre punti sui quali crediamo si debba lavorare per il bene di tutti: una modifica del 139, che ormai, con tutte le sue imperfezioni, rappresenta un limite oggettivo alla tutela ed allo sviluppo della nostra categoria. Continueremo inoltre a pretendere un dialogo giusto e paritario con l’AdE, in quanto ancora primo interlocutore dei nostri studi. Infine, un’attività di lobby, che possa far sì che in Parlamento arrivino le nostre istanze. Senza questi tre necessari passi, è impossibile tornare ad essere quello che eravamo.
D. Per concludere, uno sguardo alla stretta attualità. La pandemia si è appena conclusa o, per meglio dire, pare sotto controllo, e già un nuovo incubo si è abbattuto sul mondo, e sull’Europa in particolare. Il conflitto in corso in Ucraina, oltre all’immane peso in termini di vite umane, sta già impattando in maniera devastante sull’economia, già fortemente provata. Quali scenari possiamo immaginare?
R. Lo scenario che abbiamo davanti è sicuramente impegnativo, ma qualora tutto si risolvesse per il meglio, cosa che tutti ci auguriamo, ci sarà un mondo nuovo da affrontare. La scarsa liquidità, unita ad un maggior costo di tutte le materie prime, comporterà una maggiore diligenza nei conti dello Stato e dei nostri clienti. Ci troveremo ad affrontare anche il nuovo codice della crisi. Quindi, quello che probabilmente servirà a noi commercialisti per tenere insieme il sistema economico nazionale, sarà una formazione specialistica su crisi d’impresa, revisione, controllo di gestione e digitalizzazione.
Congresso UNGDCEC, Matteo De Lise: "Una nuova soluzione ad un vecchio problema è giusta e possibile"
di Sandra Pennacini | 7 Aprile 2022
Intervista al presidente dell'UNGDCEC - Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili
Dal 7 al 9 aprile 2022 si svolge a Udine il 59° Congresso Nazionale UNGDCEC. Quest'anno l'approfondimento curato dalla Fondazione verte sul tema " Il ruolo del dottore commercialista nella finanza d’impresa: vecchi e nuovi paradigmi", ed accentra l’attenzione sulla formazione del dottore commercialista nel ruolo di consulente d’impresa anche dal punto di vista finanziario, nel contesto del particolare periodo storico del post-pandemia. Abbiamo incontrato Matteo De Lise, Presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti e Esperti Contabili – UNGDCEC, per fare il punto sui temi d’attualità per la professione e sugli scenari futuri.
Premessa
I giovani commercialisti si incontrano, dal 7 al 9 aprile 2022, in occasione del 59° Congresso Nazionale, quest’anno ospitato a Udine. Così come l’anno scorso il tema era stato quello della ripresa economica dopo la tempesta causata dalla pandemia, anche quest’anno si guarda al futuro, dovendo purtroppo ancora fare i conti con il Covid-19 e le sue disastrose conseguenze sul tessuto economico. Al centro dell’attenzione la finanza di impresa, anche alla luce del mutato quadro complessivo, che vede sempre nuovi strumenti disponibili e nuove cornici all’interno delle quali muoversi, prima su tutte il PNRR.
Ancora una volta, l’obiettivo è quello di portare il commercialista ad assurgere a ruoli innovativi, a spaziare nelle competenze e divenire, sempre di più, soggetto attivo nell’affiancamento delle imprese, in questo caso specifico nel rapporto con le banche e con le diverse forme di finanziamento cui le imprese possono attingere.
Abbiamo incontrato il presidente UNGDCEC, dottor Matteo De Lise, per un confronto basato non solo sui temi specifici del Convegno, ma anche per fare il punto di un anno e mezzo a guida dell’Unione e sui progetti in cantiere.
D. I temi del convegno di Udine spaziano a tutto campo, partendo dall’analisi macroeconomica dello scenario post pandemico, per poi accentrarsi sugli strumenti di finanza dell’impresa. Un tema molto distante dal classico fisco, che forse per troppi anni ha intrappolato i commercialisti. È corretto intravedere, anche in questa iniziativa, quella spinta propulsiva che i Giovani Commercialisti vogliono dare in direzione di una trasformazione della professione in qualcosa che deve andare ben oltre alla tenuta delle scritture contabili, alle trasmissioni telematiche ed ai dichiarativi?
R. È molto più che corretto, è giusto. Crediamo fortemente che sia necessario iniziare a lavorare in maniera seria su specializzazioni ed aggregazioni professionali, per poter rendere attrattiva, e di conseguenza remunerativa, la nostra professione. Ci troviamo di fronte ad un momento storico: i fondi del PNRR devono essere gestiti bene nell’interesse di tutti e la capacità di gestire ed intercettare la finanza è una caratteristica dei commercialisti. Con questo grande evento proveremo ad acclarare, ancora una volta, quali sono le nostre competenze e come abbiamo intenzione di sfruttarle, per poter aggiungere altro a quanto già ci viene comunemente riconosciuto.
D. La sua presidenza si caratterizza per una forte spinta all’innovazione, con un ampliamento dei temi trattati ed un diverso approccio. In un post sui social, dedicato ad un incontro tenutosi recentemente, Lei ha avuto modo di affermare: “Non possiamo risolvere un problema applicando le solite soluzioni che non hanno mai funzionato. Siamo a Milano a parlare di crypto-asset, token e tecnologia blockchain, proviamo a capire ed aggredire il mercato che verrà per non esserne travolti”. Poche righe, ma estremamente significative. Vuole approfondire il concetto a favore dei nostri lettori?
R. Certamente. Immaginare di poter resistere come commercialisti, portando avanti conoscenze fondamentali come quelle contabili e fiscali - che tuttavia in questo preciso momento storico hanno un margine assolutamente ridotto e sono sfortunatamente prive di ogni riserva o esclusiva, e quindi oggetto di aggressione sul mercato da parte di tutti - è utopistico.
Il mondo è cambiato molto velocemente in questi due anni e si sono aperti nuovi scenari di consulenza, fino ad ora assolutamente estranei alla gran parte dei commercialisti. Altri, i giovani, hanno saputo vederli per tempo e diventarne leader; penso ai crypto-asset ed alla tecnologia blockchain. Milano è stata la dimostrazione che una nuova soluzione ad un vecchio problema è giusta e possibile.
D. Recentemente, nell’ambito dell’Ordine, non sono mancate conflittualità, sulle quali Lei ha avuto modo, con il garbo che la contraddistingue, di far trasparire più di una perplessità. Come hanno vissuto i Giovani Commercialisti i recenti accadimenti, e quali sono gli auspici per il futuro?
R. Eravamo e siamo molto preoccupati. Abbiamo provato per più di due anni a spiegare che “la campagna elettorale” non fosse l’unico tema; abbiamo chiesto dialogo e confronto, abbiamo anche provato a mandare proposte e suggerimenti basati su dati empirici ed istanze ricevute. Abbiamo provato a spiegare come i problemi della categoria fossero molto distanti rispetto alle tematiche elettorali.
Non vi è stata alcuna interlocuzione costruttiva, ma solo - e non sempre - belle parole. A quel punto ci siamo messi in proprio, provando a portare avanti, con una sana attività di lobbying, quelle che ritenevamo fossero le maggiori urgenze.
Ora aspettiamo con ansia il prossimo CN, con la speranza che possa mettersi davvero al servizio di tutti, coinvolgendo tutte le parti in causa in ogni processo decisionale.
Crediamo che essere in tanti a pensare si tratti di un’opportunità e non di un pericolo; la voce unica è cosa giusta solo se alla base c’è condivisione e partecipazione.
D. Mentre il mondo cambia a velocità vorticosa, i commercialisti continuano a restare “sepolti” dalle incombenze ordinarie che, anziché diminuire, paiono crescere sempre di più, nel nome di una semplificazione che resta sempre e solo sulla carta. Immaginando di poter riscrivere l’impianto complessivo, quali potrebbero essere le proposte dei Giovani Commercialisti?
R. Lo abbiamo detto e scritto mille volte: è necessario un cambiamento di prospettiva rispetto a quella che fino ad ora è stata la logica normativa rispetto al fisco.
Questo sistema è di fatto insostenibile. Più volte abbiamo dichiarato che la situazione del calendario fiscale è priva di ogni logica e, soprattutto, inutile allo Stato. Ora proveremo ad argomentare partendo dalla ratio normativa.
La quantità di invii previsti, spesso uguali nei contenuti (e quindi duplicati di duplicati) ha la finalità di fornire un maggior numero di dati all’Agenzia, finalizzati alle verifiche e, ove necessario, all’emissione di inviti o avvisi che mettono in mora il contribuente. Lo scopo è quindi quello di combattere l’evasione, o quanto meno arginarla, ma c’è un ma.
Talora le verifiche sono fondate, ma accade anche, molto spesso, che gli avvisi contestati al contribuente per il tramite del Commercialista vengano emessi perché non vi è una giusta lettura del dato o non vi è un giusto incrocio dai dati trasmessi con i mille invii cui siamo chiamati.
A tutto questo, a volte, si aggiunge anche una non corretta e/o esaustiva interlocuzione con l’Agenzia (ancor di più quando non vi è l’intermediazione del Commercialista), e quindi l’avviso si tramuta in ricorso, cioè in un mancato incasso per l’erario, un mero credito presunto.
Si applicano criteri che sono individuati di concerto con l’AdE, ovvero con chi si occupa di recuperare gettito e combattere l’evasione, ma che in realtà consegue scarsi risultati su questi temi. Sappiamo tutti che il maggior gettito è quello che riescono a produrre i commercialisti, grazie alla loro conoscenza dell’azienda, del contribuente e delle regole del gioco.
Servirebbe una razionalizzazione degli adempimenti e delle aliquote a favore di tutti; per noi, soprattutto, servirebbe una fiscalità di vantaggio che fungesse da spinta verso le aggregazioni, al fine di permettere la creazione di nuovi agglomerati professionali.
D. L’Unione, come abbiamo visto, è impegnata su più fronti, in un’attività che si sta dimostrando incisiva. Quali sono i prossimi temi che intendete affrontare, anche nell’ottica di un dialogo propositivo con le istituzioni?
R. Abbiamo tre punti sui quali crediamo si debba lavorare per il bene di tutti: una modifica del 139, che ormai, con tutte le sue imperfezioni, rappresenta un limite oggettivo alla tutela ed allo sviluppo della nostra categoria. Continueremo inoltre a pretendere un dialogo giusto e paritario con l’AdE, in quanto ancora primo interlocutore dei nostri studi. Infine, un’attività di lobby, che possa far sì che in Parlamento arrivino le nostre istanze. Senza questi tre necessari passi, è impossibile tornare ad essere quello che eravamo.
D. Per concludere, uno sguardo alla stretta attualità. La pandemia si è appena conclusa o, per meglio dire, pare sotto controllo, e già un nuovo incubo si è abbattuto sul mondo, e sull’Europa in particolare. Il conflitto in corso in Ucraina, oltre all’immane peso in termini di vite umane, sta già impattando in maniera devastante sull’economia, già fortemente provata. Quali scenari possiamo immaginare?
R. Lo scenario che abbiamo davanti è sicuramente impegnativo, ma qualora tutto si risolvesse per il meglio, cosa che tutti ci auguriamo, ci sarà un mondo nuovo da affrontare. La scarsa liquidità, unita ad un maggior costo di tutte le materie prime, comporterà una maggiore diligenza nei conti dello Stato e dei nostri clienti. Ci troveremo ad affrontare anche il nuovo codice della crisi. Quindi, quello che probabilmente servirà a noi commercialisti per tenere insieme il sistema economico nazionale, sarà una formazione specialistica su crisi d’impresa, revisione, controllo di gestione e digitalizzazione.
Qual è l'argomento del 59° Congresso Nazionale UNGDCEC?
Il ruolo del dottore commercialista nella finanza d’impresa: vecchi e nuovi paradigmi.
In che città si svolgerà il 59° Congresso Nazionale UNGDCEC?
A Udine.
Qual è il tema della pandemia menzionato nel testo?
La ripresa economica dopo la tempesta causata dalla pandemia.
Secondo il presidente UNGDCEC, quali sono le competenze chiave dei commercialisti?
La capacità di gestire ed intercettare la finanza.
Qual è il principale obiettivo della presidenza UNGDCEC?
Portare il commercialista ad assurgere a ruoli innovativi e a spaziare nelle competenze.