L’accertamento analitico-induttivo al giovane professionista che sta avviando l’attività è legittimo laddove siano ravvisabili gravi incongruenze tra ricavi, compensi e corrispettivi dichiarati. Ciò anche nell’ipotesi in cui vi è congruità con gli studi di settore. Così ha statuito la Quinta Sezione Civile della Corte di Cassazione, con ordinanza n. 17596/2021 depositata in data 21 giugno 2021.
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