Commento
PROFESSIONI, CONSULENZA AZIENDALE

Commercialisti, il Fisco di domani e le sfide per la professione

di Riccardo Lambri | 11 Novembre 2019
Commercialisti, il Fisco di domani e le sfide per la professione

Come sarà la vita professionale del Commercialista tra cinque anni? L’esame del Decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020, e delle  previsioni normative in esso contenute, diventa l’occasione per una riflessione sui nuovi oneri che incombono ma anche sui nuovi scenari che attendono i professionisti. L’evoluzione fiscale di quest’ultimo biennio, supportata da ingenti investimenti informatici da parte dell’Amministrazione Finanziaria e accelerata dall’introduzione della fattura elettronica, obbliga infatti il professionista ad una profonda analisi rispetto al lavoro quotidiano di studio e induce inevitabilmente ad interrogarsi sulla necessità di un ritorno all’essenza della professione: assistenza e consulenza al cliente – non solo fiscale – e, soprattutto, capacità di creare valore.

Premessa

Il D.L. n. 124/2019 , comunemente chiamato anche Decreto Fiscale “collegato” alla legge di Bilancio 2020, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale solo pochi giorni fa e deve ancora essere convertito in legge, tuttavia ha già innescato l’immancabile discussione, o per meglio dire “polemica”, sulle norme ivi contenute: troppa tecnocrazia e troppa poca chiarezza, troppa burocrazia e troppa poca semplificazione, nuovi obblighi, nuove responsabilità ecc. ecc.

Di certo non si può nascondere che le continue modifiche normative sono un onere difficile da sopportare per noi professionisti, tuttavia l’opinione di chi scrive è che una lettura critica – nel senso asettico ed imparziale del termine – del testo non può fermarsi alla disapprovazione.

 

Decreto Fiscale e nuove semplificazioni

Tra i vari articoli che compongono il Decreto, ve ne sono infatti alcuni che dovrebbero attirare l’attenzione del lettore ed ispirarlo ad ampie riflessioni, soprattutto se si contestualizzano con l’evoluzione normativa e professionale del recente passato e si cerca di trovare una direttrice comune.

Salta all’occhio così l’art. 16 titolato, non a caso, “Semplificazioni fiscali”.

Occorre premettere che ogni professionista, quando legge la parola “semplificazione”, sente con tutta probabilità un brivido di paura in quanto la storia degli ultimi anni ha insegnato quanto tale termine sia stato abusato; tuttavia questa volta la sensazione sembra diversa. Il peggio potrebbe infatti essere passato dopo l’avvio della fatturazione elettronica e degli scontrini telematici, realtà ancora in via di rodaggio ma sotto molti aspetti già inquadrata.

È così che il citato art. 16, comma 1 , promette, per tutti i soggetti passivi IVA residenti e a partire dalle operazioni IVA effettuate dal 1° luglio 2020, che sarà compito dell’Agenzia delle Entrate elaborare una bozza:

  • dei registri delle fatture emesse (art. 23 D.P.R. IVA);
  • dei registri delle fatture ricevute (art. 25 D.P.R. IVA);
  • delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche dell’IVA ovvero, in termini pratici, le liquidazioni IVA mensili/trimestrali.

Come se non bastasse, il successivo comma 1-bis promette, sempre per gli stessi soggetti ma stavolta per le operazioni IVA a partire dall’anno 2021, l’elaborazione da parte dell’Agenzia delle Entrate delle bozze di Dichiarazione IVA. Il tutto sfruttando la mole di dati già in proprio possesso.

Si può essere scettici quanto si vuole circa l’oggettiva possibilità o capacità dell’Agenzia delle Entrate nel riuscire a generare una dichiarazione IVA corretta al 100%, soprattutto nei casi più complessi, ma è evidente a tutti che gli investimenti posti in essere dall’Amministrazione Finanziaria per la semplificazione fiscale sono mastodontici e, una volta trascorso il naturale periodo di rodaggio, c’è da scommettere che le dichiarazioni IVA precompilate richiederanno ben poco intervento da parte del professionista.

 

Quale sarà il ruolo del professionista nell’immediato futuro?

Questa domanda, per quanto scomoda possa apparire, necessita di essere posta. Quantomeno per non rischiare di essere colti impreparati dalle evoluzioni di un futuro imminente.

Bisogna infatti far mente locale e riflettere in modo ampio su quelle che sono le innovazioni che inesorabilmente stanno sfidando la nostra professione: dichiarazioni delle persone fisiche precompilate (730 e Mod. Unico PF) e regimi forfetari sempre più estesi tra le partite Iva. Ma anche tassazioni separate sempre più diffuse: cedolare secca per le locazioni abitative e dei negozi; tassazione piatta ed omogenea per i dividendi e per le rendite finanziarie in generale.

Ora anche registri precompilati, liquidazioni Iva precompilate, dichiarazioni Iva precompilate, pagamenti di imposte – ad esempio il bollo – direttamente su conto corrente. Aggiungiamo che anche il 770 semplificato, o quello che ne rimane, è costantemente sotto osservazione e la sua eliminazione definitiva è data per scontata.

L’elenco è esteso e potrebbe proseguire. Ad esempio osservando l’art. 21 del Decreto in commento che permetterà ai POS e, in generale ai sistemi di pagamento elettronici, di integrare i processi di certificazione fiscale, fatturazione elettronica nonché memorizzazione e trasmissione dei dati dei corrispettivi giornalieri, automatizzando così con ogni probabilità anche il relativo registro.

Si può ulteriormente continuare oltre riflettendo sul fatto che – in un mondo dove tutto è sempre più veloce e l’errore deve di conseguenza essere ammesso, ma riparabile – le sanzioni da ravvedimento, per chi in buona fede commette qualche sbaglio e vuole rimediare, sono oggettivamente sopportabili.

Anche su questo punto il Collegato fiscale 2020 fornisce uno spunto di riflessione con l’art. 17 : chi si dimentica o sbaglia ad apporre il bollo su una fattura elettronica, riceverà una comunicazione elettronica da parte dell’Agenzia con predeterminazione di interessi e sanzioni. Semplice no?! Molti, c’è da scommetterci, decideranno di non chiedere nemmeno al proprio commercialista se mettere o non mettere il bollo su una fattura. Se l’Agenzia, a posteriori, lo richiederà, la sanzione sarà comunque inferiore al costo del professionista.

C’è chi già ragiona così e aspetta che sia il Comune a fare i calcoli dell’Imu, al solo costo di una sanzione.

Confrontare tali pensieri con il lavoro quotidiano di uno studio professionale fa quasi impressione. Soprattutto se si considera che sono per lo più frutto di un paio di anni di evoluzione fiscale, accelerata dall’introduzione della fattura elettronica.

Viene spontaneo chiederselo: come sarà la vita professionale fra cinque anni?

La risposta è chiaramente complessa e non può certo esaurirsi in poche righe. Si può tuttavia immaginare la necessità di un ritorno a quella che era l’essenza della professione: assistenza e consulenza al cliente - non solo fiscale -e, soprattutto, capacità di creare valore.

Se la visione prospettica è corretta, allora entro pochi anni la tecnologia avrà spazzato via – finalmente – quella montagna di adempimenti folli, essenzialmente compilativi, e come tali professionalmente frustranti, che hanno tenuto in ostaggio i nostri studi per troppo tempo.

La tanto desiderata semplificazione è, forse, più vicina di quanto si possa pensare.

La questione ora è capire se siamo in grado di riconoscerla per tempo e saperci organizzare di conseguenza. Magari semplicemente per tornare a fare con soddisfazione il nostro lavoro.

 

Riferimenti normativi: