Rassegna di giurisprudenza 18 luglio 2025, n. 762

Un’associazione sportiva dilettantistica contesta la soggettività passiva ai fini IMU relativamente a un impianto sportivo gestito in regime di concessione di beni del patrimonio indisponibile.
Sussiste la soggettività passiva IMU del concessionario di beni del patrimonio indisponibile, ricorrendo l'eadem ratio della disposizione che ha individuato la soggettività passiva nel concessionario di beni demaniali (art. 9, comma 1, del D.Lgs. n. 23/2011), considerato che sia i beni demaniali, che quelli del patrimonio indisponibile appartengono alla categoria generale dei beni pubblici, non sussistendo tra le due categorie una sostanziale differenza quanto alla funzione esercitata (Cass. 28 ottobre 2020, n. 23678), e che il presupposto del tributo si identifica, nell’uno come nell’altro caso, nel godimento del bene in concessione.
La norma la quale prevede che, nel caso di concessione su aree demaniali, soggetto passivo è il concessionario, ha reso quest'ultimo obbligato non solo sostanziale, in sede di rivalsa del concedente, ma anche formale, facendo venire meno la necessità di accertare se la concessione attributiva del diritto di costruire immobili sul demanio abbia effetti reali, con conseguente tassabilità degli immobili ai fini IMU in capo al concessionario, od obbligatori, con l'opposta conseguenza dell'intassabilità (Cass. 10 dicembre 2010, n. 24969; Cass. 15 dicembre 2020, n. 28563; Cass., 10 aprile 2019, n. 10006).
A ciò è conseguita una rimodulazione del presupposto impositivo che, raccordato al possesso di immobili (art. 8, comma 2, del D.Lgs. n. 23/2011; art. 13, comma 2, del D.L. n. 201/2011), prescinde dalla titolarità di un diritto reale e si identifica con il godimento del bene innestato nel rapporto concessorio.